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Voglio il mio cappello!

  • Voto:
  • (4/5)
  • Età consigliata: da 3 a 6 anni
  • Editore: ZOOlibri
  • Genere: Umoristico

Descrizione e trama

Un orso ha perso il suo cappello, un cappello rosso, a punta, e desidera ardentemente ritrovarlo. Come fare per capire se l'ha davvero smarrito o se qualcuno gliel'ha sottratto? Molto semplice: basterà chiedere a tutti gli animali del bosco se l'hanno visto! Di sicuro i più attenti tra loro l'avranno notato, perché non ha un colore che passa proprio innosservato...

Comincia così per il nostro eroe uno strampalato interrogatorio, che vede per protagonisti animali altrettanto strampalati e curiosi, eppure nessuno pare saperne nulla del suo cappello: c'è chi se ne ricorda uno blu, chi non ha la più pallida idea di dove sia e persino qualcuno che non sa neppure che cos'è, un cappello! Ormai sconsolato, l'orso sta quasi per arrendersi... quando improvvisamente un flash gli balena nella mente: lui sa perfettamente chi ha rubato il suo cappello! Già, perché uno degli interrogati ha mentito, prendendosi gioco di lui. Qualcosa mi dice che voi capirete chi è stato moolto prima del protagonista!

Autore e illustratore

Jon Klassen è un giovane scrittore e illustratore canadese. Nato nel 1981 a Winnipeg, ha studiato animazione e ha lavorato per importanti film d'animazione quali Kung Fu Panda e Coraline. Con Voglio il mio cappello!, pubblicato nel 2011, Klassen fa il suo esordio nel mondo dei libri per l'infanzia e il suo volume viene selezionato per prestigiosi titoli, tra cui i "10 Best Illustrated Children's Books for 2011" dal The New York Times.

Giudizio

Per quanto il finale venga considerato discutibile, questo libro è estremamente divertente. Oserei dire che è forse uno di quei rari volumi che potremmo definire "un libro per bambini per adulti", ovvero una lettura che viene amata tanto dai piccoli quanto, e soprattutto, dai grandi. L'ironia delle illustrazioni, di cui l'espressione dell'orso è l'esempio più lampante e di certo il più riuscito, lo sconcerto che nasce nel constatare che qualsiasi cosa capiti al protagonista la sua faccia non cambia, l'immobilità e allo stesso tempo l'ilarità che suscitano gli animali, sono elementi indiscutibilmente brillanti, innovativi, caratterizzanti, che contraddistinguono uno stile fresco, originale e spassoso.

Voglio il mio cappello! insegna senza mezzi termini a riconoscere chi sta mentendo: lo fa raccontandoci come una persona non sincera dia tutta una serie di segnali, fisici e verbali, della sua disonestà. Il coniglio che ha sottratto il cappello all'orso, al momento di dover rispondere alla fatidica domanda: "Hai visto il mio cappello?", invece di dire molto semplicemente "sì" o "no", si ingarbuglia in una serie di ulteriori domande, come per far sentire in colpa l'orso di averlo accusato ingiustamente.

Non ci va certo un manuale di psicologia o un'età avanzata per rendersi conto che il colpevole sta cercando di distogliere l'attenzione da sé, che usa la tecnica di rispondere a una domanda con un'altra per confondere il suo interlocutore, per farlo vergognare di aver avanzato un sospetto su di lui. I bambini non tardano a capire che il coniglio sta dicendo una bugia, in modo spudorato, visto che indossa il cappello rosso e non si prende neppure il disturbo di toglierlo mentre parla con il suo legittimo proprietario!

Jon Klassen vuole mostrarci come le menzogne tentino comunque e sempre di averla vinta, di dimostrare la loro innocenza, anche quando sono palesemente evidenti, ma non solo: alla fine della storia l'orso si rende conto di essere stato ingannato e torna indietro per reclamare il maltolto. Che fine farà il coniglio possiamo solo immaginarlo, visto che l'ultima scena ritrae il protagonista con indosso, di nuovo, il suo cappello, e del ladruncolo non ci sono più tracce. Che sia stato mangiato? Molto, molto probabile. Un altro insegnamento, dunque: ogni azione ha la sua conseguenza, bisogna essere capaci di valutare la gravità dei torti che si commettono, prendersi la responsabilità del proprio operato ed essere sinceri, sempre e comunque. Meglio essere sinceri e beccarsi una punizione invece che bugiardi e venir mangiati (ma al posto di "mangiati" potremmo scrivere "emarginati" e considerarla una metafora: chi non è sincero viene presto scoperto e isolato dagli altri, scompare, come il coniglio, perché nessuno si fida più di lui, cessa di esistere e di avere la fiducia dei suoi compagni...)

Consigliato!

Questo volume fa parte della bibliografia dei titoli scelti dal progetto nazionale "Nati Per Leggere"

Particolarità e consigli d'uso

  • Ottimo per scenette e rappresentazioni teatrali vista la comicità dei personaggi. 
  • Indicato come fonte d'ispirazione per lezioni, laboratori e temi legati alle bugie, alla sincerità, all'importanza di essere corretti e onesti, all'assumersi le proprie responsabilità. 
  • Si potrebbe fare un gioco con le classi, a cui partecipano due bambini per volta, in cui uno nasconde un oggetto appartenente all'altro e davanti a tutti finge di non averlo visto. Dovrà quindi cercare di mentire (inventando scuse plausibili o costruendo una storia menzognera) mentre il resto dei compagni lo osserverà, annoterà le sue reazioni, sia fisiche che verbali, e in un momento di discussione successivo le condividerà con tutti, così da poter stabilire quali sono i segni riconoscibili della bugia. 
  • Buono per imparare a riconoscere gli animali e alcuni colori. 

Se questo libro vi ha entusiasmato vi consiglio Questo non è il mio cappello, scritto e illustrato sempre da Jon Klassen.

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