Il quarto porcellino
- Voto:
- (4/5)
- Età consigliata: da 7 a 10 anni
- Editore: Autopubblicato
- Genere: Classici | Educativo | Umoristico
Nota
Questo libro è suddiviso in tre parti: una prima reca il testo integrale in italiano; una seconda vede affiancato il testo italiano alla sua traduzione in inglese; la terza, nonché ultima, presenta la storia unicamente in inglese. Si tratta pertanto di un volume bilingue, che s’inserisce all’interno di un progetto di didattica più ampio, chiamato “Dualbook”, che vedrà la pubblicazione futura di ulteriori libri tripartiti.
La mia recensione fa riferimento unicamente al testo in lingua italiana.
Premessa
E se vi dicessi che la versione de I tre porcellini che conoscete è sbagliata? Che in realtà ce lo hanno sempre tenuto nascosto, ma che i fratelli in questione non erano tre, bensì… quattro? Già, avete capito bene: quattro come i gatti, quando tra amici si resta in pochi. Quattro come i passi che si fa quando si esce, per andare in cerca di pannocchie. Ma allora la domanda sorge spontanea: il quarto porcellino della storia che fine ha fatto? Come mai nessuno parla di lui? E poi… non è che magari neanche sul lupo ce la raccontano giusta, eh? Non resta che grufolare tra le pagine di questo libro alla ricerca della verità!
Trama
C’erano una volta non tre ma ben quattro porcellini. Sì, non ho le traveggole, e vi assicuro che non ho bevuto troppo: ci vedo benissimo. E il quarto porcellino è davvero singolare: niente paglia, per la sua casa, né legno, e neppure mattoni: lui ha scelto di usare i libri, per costruirla. Una casetta piena zeppa di storie, che strabordano dagli scaffali, e di copertine variopinte che si affacciano sul bosco, puntellandolo di colori. Che volete che faccia un porcellino del genere, tutto il santo giorno? Naturalmente leggerà, e poi racconterà storie a chiunque passi da quelle parti. Tassi, ricci, talpe e… persino il lupo. No, non abbiate paura! Non c’è bisogno di scappare: i lupi godono di cattiva fama, ma solo perché la gente non conosce la versione originale delle fiabe che li riguardano. Fidatemi di me, quei poveretti spesso e volentieri sono stati ingannati, calunniati o colpevolizzati ingiustamente. Anche quando volevano solo aiutare a raccogliere erbe per il decotto, ad esempio. O rilanciare la loro band di ottoni, un’orchestrina niente male. Per fortuna il quarto porcellino lo sa bene: ecco perché è pronto a raccontare la verità, sugli amici lupi, e su tutte le altre storie dai finali più impensati. Date retta a me, persino quei cocciuti, sfaccendati e litigiosi dei suoi fratelli dovranno ricredersi, a furia di ascoltarlo. E chissà che magari non imparino anche loro a leggere, invece che mangiar castagne e suonare l’armonica tutto il tempo…
Autrice
Elena Soprano, classe 1965 e origini greche, è una scrittrice e docente di scuola primaria. Ha pubblicato libri per adulti e bambini con numerose case editrici italiane e ha collaborato con emittenti radio e periodici scrivendo testi e racconti. Si occupa di scrittura a trecentosessanta gradi: romanzi, sceneggiature, come pure recensioni, fiabe e fumetti.
Per maggiori informazioni potete visitare il suo sito internet ufficiale.
Illustratrice
Le illustrazioni sono opera di Lali, figlia dell’autrice. Esse sono dunque amatoriali, ma la loro presenza è una scelta consapevole di Elena Soprano, che ha voluto che questo libro rappresentasse un’occasione per realizzare un progetto insieme alla figlia, passare del tempo con lei e dar vita – unendo le forze – a un lavoro condiviso.
Giudizio
Non fatevi ingannare dalle apparenze: per quanto Il quarto porcellino possa sembrare amatoriale, a causa delle illustrazioni realizzate in modo "artigianale" (ne parleremo in seguito), nasconde una storia davvero meritevole, scritta con maestria dalla penna di Elena Soprano. Vale assolutamente la pena leggerlo, e ora vi spiegherò il perché.
Partiamo dalla trama, che si sviluppa a partire da un’idea originale e interessante: i tre porcellini che conosciamo in realtà sono quattro. Un’intuizione intrigante che ci porta subito alla scoperta di un quarto personaggio, finora rimasto inedito, ovvero il porcellino lettore. Se credevate, come me, che il suino più astuto della famiglia fosse quello che si costruisce la casa con i mattoni (evitando così che il lupo la soffi via, come accade per i suoi fratelli che preferiscono la paglia e il legno), leggendo Il quarto porcellino vi renderete conto di aver compiuto un errore di valutazione. Il porcellino più accorto di tutti è certamente il quarto, “l’intellettuale”. La Soprano ci offre un ritratto più che dignitoso di questo personaggio: a differenza dei fratelli, egoisti e possessivi, egli è generoso e altruista, sempre pronto ad accogliere in casa ospiti (attesi e non), a distribuire golose merende e soprattutto a condividere la cultura di cui si fa portatore, raccontando le storie che conosce agli amici animali che non sanno leggere. Un’attività che non soltanto gli procura un gran numero di visitatori ogni giorno, ma che risolleva le sorti del bosco intero, poiché la lettura fa bene, sia al corpo che allo spirito (c’è chi ascoltando le storie diventa più allegro, chi – addirittura – dice di essere cresciuto di statura, per merito dei libri). Un toccasana completo, insomma, che vuol essere una metafora dell’incredibile potere che esercita la lettura, del nutrimento emotivo e intellettivo che le storie (ascoltate o lette) rappresentano.
Il ruolo inclusivo e coinvolgente del quarto porcellino, che oserei definire “comunitario”, è evidente anche per il fatto che, diversamente dai fratelli, lui è l’unico che si fa aiutare a costruire la casa dagli animali del bosco. La sua dimora di libri diventa quindi un progetto collettivo, nonché un luogo aperto a tutti, in cui si condividono esperienze e storie, ci si scambia favori reciproci e si collabora affinché ogni cosa funzioni. Un’incarnazione vera e propria del concetto di accoglienza e di ospitalità (e, in effetti, il libro è bilingue mica per niente), soprattutto nei confronti dello straniero (tema che ritornerà, centrale e dirompente, in occasione dell’arrivo del lupo: anche in questo caso i tre fratelli, vittime di pregiudizi e di paure, saranno spaventati e ostili nei suoi confronti, mentre il quarto porcellino – specchio di una mentalità aperta, derivante dalla lettura e dall’acculturamento – è invece subito bendisposto e amichevole).
Altro aspetto da notare è che i membri della famiglia dei porcellini si differenziano nel concetto di autonomia, d’indipendenza: i tre fratelli non sono in grado di vivere da soli, compiono scelte spesso azzardate e irresponsabili: si costruiscono una casa solo all’ultimo, perché costretti dalle intemperie; non pensano a fare scorte di legna per l’inverno; si concentrano unicamente sul divertimento e sul cibo, ignorando – e sbeffeggiando – la lettura; sono collerici e inclini al litigio, e le loro azioni si ripercuotono sulla comunità tutta (basti pensare al tasso che non riesce a dormire a causa dei loro continui battibecchi). Il quarto porcellino rappresenta l'antitesi di tutto questo.
Ho apprezzato moltissimo lo stile di Elena Soprano. La sua è una penna arguta e divertente, briosa e capace, dotata di grande talento. I dialoghi che intesse tra i personaggi sono spassosi e brillanti, le immagini che propone ai lettori, in particolare attraverso le similitudini, risultano fantasiose e ricche di originalità (i porcellini si stringono gli uni agli altri come castagne in un riccio, oppure stanno immobili sul divano come cuscini…). Il linguaggio che parla la Soprano è quello dei bambini, senza disdegnare gli adulti, ai quali l’autrice strizza l’occhio proponendo riferimenti e sottintesi che strappano ben più di una risata.
Onorevole la trovata di cambiare i finali alle fiabe e alle storie più conosciute per valorizzare la figura del lupo, grande “cattivo” nel folklore popolare che oggi trova riscatto in un’ottica più consapevole ed ecologista (al pari del collega squalo). Inutile dire che anche in quest’occasione la Soprano ci sorprende con battute divertenti o scenette che fanno sbellicare (come il lupo e la nonna che giocano a scacchi, o la jam session tra Pierino e i lupi). Un po’ dolceamara ma reale la considerazione che quando il lupo torna nel bosco si “abbruttisce”, dimenticando le storie lette nei libri: un messaggio chiaro per indurre i lettori a non trascurare la loro cultura e il loro intelletto, pena ritornare selvaggi, preda dell’istinto, dell’ignoranza e – spesso – delle peggiori intenzioni.
In conclusione, Il quarto porcellino è un libro esilarante e divertente, incantevole e ricco di sorprese. Scritto con mano esperta da un'autrice dotata di forte personalità, si tratta di un testo da elogiare per i temi importanti di cui si fa portavoce – a dispetto del tono scanzonato e leggero – e per la struttura bilingue che lo caratterizza. Le illustrazioni sono amatoriali, quindi non si possono giudicare a livello professionale. Tolgono parte della qualità al libro, ma dall'altra trasmettono un forte legame tra l’autrice e sua figlia, e quindi si possono apprezzare ugualmente.
Consigliatissimo!
Particolarità e consigli d'uso
- Indispensabile per favorire l'apprendimento della lingua inglese in una modalità ludica, interattiva e coinvolgente.
- Ottimo per trattare temi quali l’immigrazione, l’accoglienza, l’accettazione del diverso, come pure l’autonomia, l’indipendenza, la responsabilità.
- Ideale per laboratori di scrittura o di narrazione incentrati sulla dinamica del “Cosa succederebbe se”: cosa succederebbe se le storie che conosciamo avessero un finale diverso? Cosa succederebbe se l’antagonista fosse buono e il protagonista cattivo? Cosa succederebbe se i tre porcellini fossero quattro?
- Indicato per riflettere insieme sull’importanza della pianificazione, del gestire al meglio le proprie risorse, del risparmio e dell’oculatezza (in abbinamento con La cicala e la formica, a partire da esso si possono sviluppare moduli didattici incentrati sul fronteggiare gli imprevisti, sul mettere da parte ciò che occorre per il futuro, sul non sprecare).
- Ideale anche per invitare i bambini a descrivere in un tema (o a disegnare) la loro casa di fortuna, costruita con quanto trovano nella natura (o con ciò che pensano sia più resistente alle intemperie e ai pericoli), come pure la loro dimora dei sogni, realizzata con ciò che amano di più (libri, attrezzi per lo sport…).
- Si presta in modo particolare per rappresentazioni teatrali, sia per la semplicità della storia – facilmente trasponibile in copione – sia per i dialoghi brillanti e spassosi.