La bambina e il coccodrillo
- Voto:
- (5/5)
- Età consigliata: da 3 a 6 anni
- Editore: La Margherita Edizioni
- Genere: Avventura | Educativo | Narrativa | Umoristico
Trama
In una casetta nella foresta c'è una bambina che cura i coccodrilli. Sì, avete letto bene, non c'è bisogno che vi mettiate gli occhiali: non ho scritto "mandrilli" e neppure "conigli", ma proprio "coccodrilli".
Come dite, avete paura? Sciocchezze! I coccodrilli sono innocui, non c'è da preoccuparsi! Figuratevi che la bambina, che i rettili chiamano affettuosamente "Dottoressina", trova rimedio a ogni loro acciacco: zampe rotte, artigli scheggiati, code spezzate sono pane per i suoi denti (non aguzzi, per fortuna). L'intrepida veterinaria si cala persino tra le fauci dei coccodrilli, se necessario, e vi assicuro che non ci ha mai rimesso un solo capello (anche se dev'essersi fatta dei bagni di bava mica male...).
Un giorno, però, al suo studio si presenta il più grande coccodrillo mai visto, il temibile Ferocius, un animale leggendario che farebbe rabbrividire anche il tirannosauro più spaccone. Come se non bastasse, il coccodrillone in questione proprio non ne vuole sapere di aprire la bocca per farsi visitare. Cosa gli sarà successo? Di quali cure avrà mai bisogno una simile, imponente creatura? E la Dottoressina riuscirà ad aiutarlo? È proprio il caso di augurarle un bel "in bocca al lupo coccodrillo", non credete?
Autrice e illustratrice
Sophie Gilmore è una scrittrice e illustratrice neozelandese, che attualmente vive in Italia.
Cresciuta in Nuova Zelanda, si è poi trasferita in Scozia, dove ha conseguito la laurea in illustrazione. Nelle storie che inventa generalmente parla di amicizia, di animali e delle due cose insieme. Usa una pentola come poggiapiedi e le sue illustrazioni sono a dir poco meravigliose. Per approfondimenti, cliccate qui.
Giudizio
Comincio dal punto di forza del libro: le illustrazioni.
Sono bellissime, e rappresentano anche il principale motivo per il quale questo volume ha attirato la mia attenzione (oltre al fatto che parla di coccodrilli, naturalmente). Le tavole di Sophie Gilmore sono dotate di un fascino dal sapore lontano che sa di "classico" e, allo stesso tempo, di una dolcezza intrigante dal tocco moderno. Sono illustrazioni particolari, rare e preziose anche per gli albi illustrati, e colpiscono, lasciano il segno, non possono essere ignorate, neanche dallo sguardo più distratto: si fissano profondamente nella mente del lettore e lì rimangono, a solleticare l'immaginazione. I colori, con prevalenza di tinte pastello, sono caldi e accoglienti, proprio per rispecchiare lo studio della Dottoressina, intimo e raccolto; la tinta prevalente è il verde (delle piante, dei coccodrilli), in un richiamo continuo alla natura, a cui l'intera storia strizza l'occhio. Ciò che però più mi affascina sono i mille dettagli che l’illustratrice tratteggia: non c’è un solo particolare lasciato al caso, tutto è pensato, voluto, collocato in una certa posizione per una motivazione ben precisa. Potete trascorrere ore, da soli o insieme ai vostri bambini, alla ricerca di tutti i rimandi ai coccodrilli che si nascondono tra i disegni (dalla fantasia dei pantaloni della Dottoressina ai mattoncini per le costruzioni, dai quadri ai fermalibri, dal sonaglino per la porta allo schedario…). È quindi un vero piacere immergersi nell’ambientazione dettagliatissima e particolareggiata che dipinge Sophie Gilmore, un'ambientazione ricca di sfaccettature e piccole meraviglie che aspettano solo di essere scoperte e ammirate.
Da notare i diversi punti di vista offerti dalle illustrazioni, con disegni che “bucano” l’impaginato, rappresentazioni dall’alto e dal basso, inquadrature inconsuete (il lettore pensa davvero di trovarsi nella bocca di Ferocius! E quando la Dottoressina libera i cuccioli, per un attimo ci si trasforma in lei grazie al primissimo piano). Il tutto concorre a creare un dinamismo grafico coinvolgente ed efficace, che rende il volume movimentato e divertente, ricco di spunti per immedesimarsi nei vari personaggi.
C’è anche molta scienza tra le pagine del libro: non soltanto perché la Dottoressina è una veterinaria, ma anche e soprattutto per via dei poster, dei libri, dei disegni, dei reperti che s’intravedono nello studio. Ci si imbatte in gigantografie che mostrano la schiusa delle uova o l’anatomia dei coccodrilli, in scheletri appesi e volumi colorati da cui affiorano zampe palmate; e poi naturalmente ci sono attrezzi di ogni tipo, tutti destinati ai coccodrilli (pinzette per pulire le unghie, bende per fasciare, cesoie per liberare dalle trappole), talvolta impiegati in modi fantasiosi (scalette per arrampicarsi sui dorsi dei rettili più grossi, funi per calarsi nelle bocche, e così via…).
Il tema portante dell’intera vicenda è l’amore per gli animali e il rispetto per la natura. Sophie Gilmore ci dà molti indizi al riguardo: tanti coccodrilli finiscono dalla Dottoressina perché vittime di qualche trappola; i racconti con i quali ringraziano la protagonista per le sue cure amorevoli narrano di “pericoli, evasioni e inganni” (c’è da pensare che si tratti, in gran parte, di pericoli causati dagli umani, di evasioni dalle tagliole e di inganni perpetrati dai cacciatori di frodo); nel finale, poi, questo concetto diventa ancor più evidente con il riferimento ai cuccioli di coccodrillo intrappolati negli scarti di plastica.
Ho apprezzato moltissimo anche l’ambivalenza dei coccodrilli, da sempre percepiti, nell’immaginario collettivo, unicamente come predatori minacciosi; la Gilmore offre una duplice lettura, in cui dipinge questi animali come buffi, pasticcioni e curiosi, gentili e altruisti (i pazienti della Dottoressina si aiutano tra loro – nella sala d’attesa, un coccodrillo sfoglia un libro per far sì che un altro, ferito alle zampe, possa leggerlo – e collaborano anche con gli umani, permettendo alla protagonista di accedere alla bocca serrata di Ferocius); allo stesso tempo, però, l'autrice mostra i rettili avvolti da un alone di mistero e di leggenda (per le storie che raccontano, per la presenza di Ferocius…). Il risultato sono dei coccodrilli benevoli, simpatici e un po’ goffi, che però mantengono sempre il loro fascino esotico, la loro autorevolezza nel regno animale, e molto saggiamente la Gilmore ci insegna che vanno rispettati e amati, come pure trattati con cautela, al pari di tutti i predatori.
La protagonista ricorda un po’ Jane Goodall, o comunque quegli etologi che studiano il comportamento degli animali. Una caratteristica interessante del personaggio è che viene definita "bambina", ma in realtà ha un’età imprecisata: potrebbe essere tranquillamente un’adolescente o un’adulta in miniatura.
Infine, da sottolineare il messaggio positivo del libro, non soltanto volto alla salvaguardia dell'ambiente e di tutte le forme di vita che ne fanno parte, ma anche relativo all'introspezione personale: la Dottoressina, curando i coccodrilli, acquisisce maggiore consapevolezza di sé; il dedicarsi agli altri le permette, paradossalmente, una più profonda conoscenza di se stessa, al punto da farle scoprire aspetti di lei che fino ad allora ignorava, dei quali non era consapevole (uno fra tutti, il fatto che è coraggiosa). Ciò insegna che prendersi a cuore le sorti altrui aiuta a crescere, a maturare, a conoscersi meglio e a diventare persone migliori.
Interessantissime anche la diffidenza iniziale e poi la rabbia provate da Ferocius, che sul subito non riesce a fidarsi della Dottoressina (ancora troppo "scottato" dalla brutta esperienza con gli umani che hanno messo a rischio la vita dei suoi piccoli), ma che nel giro di poco si ricrede e si accorge della bontà della protagonista. Un accenno alla diversità e al pregiudizio, all'idea che non bisogna mai fare di tutta l'erba un fascio, anche nelle situazioni più difficili.
In conclusione: un albo che parla da solo, senza bisogno di testo, perché le illustrazioni la fanno da padrona (provate a sfogliarlo senza leggerlo: capirete la storia ugualmente, poiché le scritte, in questo caso, sono solo un "di più", una cornice, un supporto agli splendidi disegni che tratteggiano egregiamente l'intero racconto e comunicano molto più di quanto potrebbero le parole. A tal proposito, il testo non svela cosa è contenuto nella bocca di Ferocius, mentre l'illustrazione sì). Non ho potuto valutare la confezione del libro perché l'ho letto in formato elettronico, ma date le tavole di altissimo livello credo sia di qualità. La cura redazionale è buona, anche se forse la traduzione si poteva adattare un po' meglio (ci sono un paio di frasi poco scorrevoli e qualche ripetizione, ma nel complesso il libro fa la sua figura). Storia gradevole e divertente, che propone messaggi positivi e attuali (inquinamento, diversità, amore per l'ambiente e per gli animali, conoscenza di sé...), assolutamente da condividere.
Un piccolo gioiello di un'autrice-illustratrice talentuosa e promettente.
Consigliatissimo!
Particolarità e consigli d'uso
- Ideale per parlare di coccodrilli, di animali selvatici che spesso fanno paura o che sono vittime di pregiudizi (come il lupo); da qui, si possono sviluppare i temi della diffidenza nei confronti dell'"altro".
- Indicata come storia da leggere per sensibilizzare i più piccoli alla tutela dell'ambiente e degli animali, all'inquinamento a opera dell'uomo, allo smaltimento dei rifiuti.
- A scuola, ottimo spunto da cui partire per parlare dei rettili, del ciclo di schiusa delle uova, dell'anatomia e delle varie caratteristiche che riguardano questi animali, come pure per fare paragoni con il corpo umano.
- Utile per approfondire le professioni che i bambini sognano di fare da grandi; ottimo anche per indagare le figure degli etologi (Jane Goodall, Konrad Lorenz...) che hanno fatto la storia di questa disciplina.
- Se lo leggete a bambini di età diverse, potete coinvolgere i più piccoli invitandoli a cercare tutti i riferimenti ai coccodrilli nascosti nelle illustrazioni.