Il Mulino dei Dodici Corvi
- Voto:
- (5/5)
- Età consigliata: da 13 a 18 anni
- Editore: Salani
- Genere: Classici | Educativo | Fantasy
Nota
In questa recensione faccio riferimento alle edizioni de Il Mulino dei Dodici Corvi delle case editrici TEA e Longanesi, che ho letto entrambe; attualmente, in commercio, vedo che si trova solo l’edizione della Salani: non ho idea di come sia quest'ultima, ma non credo ci siano grandi differenze a livello di trama.
Premessa
Le origini della storia raccontata nel romanzo Il Mulino dei Dodici Corvi sono antichissime: non soltanto perché il racconto affonda le sue radici nell’oralità, inserendosi all’interno di un certo tipo di folklore che Jack Zipes, in The Sorcerer's Apprentice: An Anthology of Magical Tales, definisce come “tradizione dell’Apprendista Stregone”; ma anche e soprattutto perché riprende la leggenda che si era creata intorno alla figura del Colonnello Johann Schadowitz, chiamato anche “Il Croato” (da cui “Krabat”). Già alla morte di costui, avvenuta nel 1704, circolava la diceria che questo cavaliere fosse uno stregone, in grado di compiere magie gettando una manciata d’avena in un paiolo e capace di raggiungere in volo il Re della Polonia per pranzare con lui. Tale leggenda, rimaneggiata e riproposta in innumerevoli varianti, si è tramandata nel corso dei secoli, fino a quando, nel 1900, è diventata una vera e propria fiaba grazie alla rielaborazione di Georg Pilk in The Wendish Faust Legend. La versione di Pilk viene considerata il punto di partenza da cui sono stati tratti tutti gli adattamenti più moderni della storia, tra cui quello narrato ne Il Mulino dei Dodici Corvi.
L’argomento è vasto e complesso e meriterebbe di essere approfondito. Per tutti coloro che fossero interessati, rimando al dettagliatissimo libro, già citato, di Jack Zipes (potete cliccare qui per leggerne alcuni estratti, gli stessi da cui ho tratto anche questa mia premessa).
Trama
Krabat, un ragazzo girovago in cerca di fortuna, durante l’inverno del suo quattordicesimo compleanno comincia a essere tormentato da un sogno che si ripete sempre uguale: undici corvi e una voce misteriosa che lo esortano a raggiungerli al mulino della palude di Kosel, con insistenza, senza dargli tregua. Che cosa potrà mai significare? Per scoprirlo, il giovane ha soltanto una possibilità: assecondare quelle visioni e recarsi al villaggio di Schwarzkollm, alle porte del mulino sull’Acqua Nera; lì incontrerà il maestro, un sinistro mugnaio da cui tutti si tengono alla larga, che ha convocato Krabat per una ragione ben precisa: assumerlo come garzone, per insegnargli non soltanto a macinare il grano e l’avena, a sollevare la chiusa dell’acqua e a occuparsi delle altre incombenze del mulino, ma anche e soprattutto a esercitare la magia nera…
Undici erano i garzoni del mugnaio, come i corvi, e quando arriva Krabat diventano dodici. Ogni anno, però, si versa un tributo di sangue: chi sarà il prossimo a morire?
Autore
Otfried Preussler è stato un celebre scrittore tedesco di libri per ragazzi. Nato nel 1923, trascorre l’infanzia a stretto contatto con fiabe, leggende e storie del folklore locale (raccontate dalla nonna Dora, come pure dai compaesani), condizione che – unita all’assidua frequentazione della biblioteca di famiglia – influenzerà tutta la sua produzione letteraria successiva. Dopo aver partecipato alla guerra, Otfried Preussler si dedica all’insegnamento: il contatto diretto con i bambini gli permette di consolidare la propria creatività, che raggiunge il massimo splendore quando Preussler si ritrova a dover inventare delle storie della buona notte per le sue figlie. I romanzi che ha scritto sono stati tradotti in cinquantacinque lingue, hanno vinto innumerevoli premi e riconoscimenti e hanno venduto milioni di copie. Per approfondire, vi consiglio di consultare il sito internet dedicato all’autore.
Giudizio
Come ho già scritto nella premessa di questa recensione, Il Mulino dei Dodici Corvi è un romanzo molto particolare, perché restituisce all’epoca moderna una fiaba vecchia di un secolo, a sua volta tratta da una leggenda in circolazione dal lontano Settecento.
Tutto, in questo libro, fa pensare alle fiabe: la ripetitività degli avvenimenti, i rituali, le origini umili dei personaggi, le prove da superare da parte dei protagonisti per raggiungere la salvezza, la presenza della magia e le metamorfosi in animali ricordano per forza di cose le storie narrate davanti al fuoco, tramandate per mezzo dell’oralità e giunte fino a noi in versioni sempre diverse. Il fatto che ci siano dodici garzoni e che questi si trasformino in corvi mi fa pensare alla fiaba dei fratelli Grimm I dodici fratelli, che essendo stata scritta in epoca posteriore potrebbe essere nata a partire dalla stessa storia scritta da Georg Pilk da cui ha attinto anche Preussler (ricordiamoci, infatti, che i Grimm hanno rielaborato le fiabe della tradizione tedesca, e la leggenda del Colonnello Johann Schadowitz da cui trae ispirazione la storia di Krabat proviene dalla tradizione dei Sorabi, popolazione della Lusazia); oppure, potrebbe essere stato Preussler ad attingere da I dodici fratelli dei Grimm e a riprendere alcuni elementi di questa fiaba per riproporli nel suo romanzo. Ho provato a fare delle ricerche ma non so il tedesco, quindi se qualcuno di voi avesse delle informazioni in merito lo invito, con gratitudine, a condividerle nei commenti.
Altro elemento interessante di questa storia sono certamente i rimandi alla mitologia nordica, al Piccolo Popolo celtico-irlandese: ritornano temi cari alle leggende dei fatati, come il tributo da versare all’Inferno con un sacrificio umano; il girovagare in tondo in una zona impregnata di magia, senza mai riuscire a fuggirne per invece ritornare, sempre, al punto di partenza; la compravendita di animali prodigiosi che poi si rivelano un inganno; il “potere” benefico della Chiesa e dei suoi rappresentanti, che allontana demoni e spiriti, e così via…
Il vero punto di forza de Il Mulino dei Dodici Corvi, comunque, è certamente l’ambientazione: misteriosa, inquietante, a tratti spaventosa, rappresenta l’elemento di maggior attrattiva per il lettore ed esercita una forza magnetica che tiene incollati alle pagine. Le tinte fosche con cui Preussler tratteggia il villaggio sperduto, la palude e il mulino (già di per sé luogo inquietante, pieno di macine che schiacciano, triturano, polverizzano…) sono quelle tipiche delle fiabe di un tempo, che suscitavano paura e angoscia nell’ascoltatore (o nel lettore), in modo da metterlo in guardia dai pericoli (una volta, era proprio questo lo scopo delle narrazioni orali: spaventare gli incauti e i bambini, così da evitare che si esponessero a rischi inutili). L’atmosfera cupa e gotica, su cui gravano omicidi e fatti misteriosi (chi è il Compare? E cosa viene triturato nella Macina Morta, ogni anno, dopo Pasqua?) è ulteriormente marcata dalla presenza, affabile e conturbante, di incubi e spiriti che appaiono in sogno, in un’ambientazione surreale e onirica che a tratti fa pensare di essere svegli e a tratti addormentati, e che sfuma con sapienza la distinzione tra ciò che è reale e ciò che è immaginario.
Una lunga parentesi meritano poi i riferimenti al bene e al male, alle forze della luce che si contrappongono a quelle del buio. La simbologia religiosa è evidente in tanti piccoli dettagli: il diavolo, che assume vesti diverse e ritorna attraverso più simboli (il gallo, il gatto nero, la prevalenza del lato sinistro – nella mano, nell’occhio, sulla stanga…); gli esponenti della "luce", quali il mago buono Pamphutt, che va di mulino in mulino a difendere i garzoni dalle angherie dei mugnai, e la Kantorka, con le sue candele, l’acqua santa, il pegno d’amore, che rappresenta la salvezza di Krabat; ancora, il numero tre, caro alla simbologia cattolica, come tre sono gli anni che Krabat trascorre alle dipendenze del mugnaio...
In conclusione, Il Mulino dei Dodici Corvi è una fiaba che ammicca a leggende e storie antiche, un retaggio della tradizione orale atavico e complesso. È uno di quei libri da leggere nelle giornate uggiose, mentre fuori piove, standosene accoccolati al caldo, sotto alle coperte; cupo e misterioso, magico e ammaliante, questo romanzo dalla narrazione lenta, scandita dai rituali della quotidianità al mulino, dipinge un’ambientazione suggestiva, in cui si mescolano l’intimità del focolaio e l’intensa paura del “mostro” nascosto dietro alla porta, e racconta una trama avvincente, che renderà il lettore sempre più appassionato, vorace, desideroso di conoscere la fine.
Imperdibile per tutti gli amanti del fantasy e raccomandato per chi cerca una storia di piacevole inquietudine in cui perdersi.
Consigliatissimo!