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Il violino di Auschwitz

  • Voto:
  • (5/5)
  • Età consigliata: da 8 a 18 anni
  • Editore: Interlinea
  • Genere: Educativo | Narrativa

Trama: di cosa parla Il violino di Auschwitz?

Questa è la storia vera di un violino, uno splendido strumento musicale che porta il nome del liutaio parigino che l’ha fabbricato, il signor Collin-Mézin. Molti anni fa, tale oggetto prezioso, di ottima fattura, si trovava in vendita in una bottega di Torino, pronto ad accompagnare le dita sapienti del suo prossimo proprietario. Che non tarda ad arrivare: ben presto, il signor Edgardo Levy lo acquista per donarlo alla figlia, Eva Maria, una promettente musicista. Tutto sembra andare bene, fino a quando – nel 1938 – vengono emanate le leggi per la difesa della razza. Per i Levy, che sono ebrei, la vita cambia improvvisamente. Niente più cinema, niente più scuola, niente più lavoro. Le cose si mettono male e quando scoppia la guerra resta un’unica soluzione: fuggire. Mentre cercano una via sicura per l’estero, però, Eva Maria, suo fratello Enzo e la madre Egle vengono catturati e rinchiusi ad Auschwitz. E in quell’atroce campo di concentramento per Collin-Mézin sarà tutta un’altra musica…

Perché consiglio questo libro?

Perché riesce a raccontare la Shoah in un modo delicato, efficace e coinvolgente. Lo fa attraverso una storia vera, che tocca le corde del violino, ma anche del nostro cuore. Quando ho iniziato a leggere Il violino di Auschwitz, una notte di febbraio, ancora non sapevo quanto mi avrebbe catturata: è stato un istante, il tempo di scorrere le prime righe e poi non sono più riuscita a smettere di leggere. Ho continuato fino a quando, stupita, non sono arrivata all’ultima pagina: l’avevo divorato.

Merito della scrittura semplice e scorrevole di Anna Lavatelli, merito delle illustrazioni un po’ melanconiche e retrò di Cinzia Ghigliano, ma soprattutto merito della storia. È impossibile non affezionarsi al violino Collin-Mézin, così come non seguire con solidarietà e commozione le vicende della famiglia Levy. L’atmosfera cupa e incredibilmente realistica che si respira tra le pagine rende questo testo una testimonianza autentica e viva della Seconda Guerra Mondiale. Ci porta lì, indietro nel tempo, facendoci sentire la paura sotto la pelle, il rumore dei treni merci sferraglianti, la cenere che impregna l’aria di Auschwitz, il freddo crudele che fa gelare il cuore e le dita, nella Polonia della fine degli anni Trenta. 

Non solo: se conosciamo un poco la Shoah, se siamo adulti o l’abbiamo studiata a scuola in modo dettagliato, percepiamo la fatica per i lavori forzati, le lacrime che pungono gli occhi dei prigionieri dinnanzi agli orrori del campo di concentramento, l’angoscia scorrerci nelle vene al pensiero di cosa possa esserne stato di Eva Maria, Enzo ed Egle. Intuiamo cosa accade anche se la Lavatelli non entra mai nel dettaglio, non si sofferma sulle atrocità, non descrive i gesti inumani che avvenivano in quelle prigioni senza uscita. Ho apprezzato molto la capacità dell’autrice di riuscire ad accennare, a dare idea ai bambini di cosa accadesse ad Auschwitz-Birkenau senza però svelare troppo per non urtare la loro sensibilità. È davvero ammirevole come Anna Lavatelli sia stata capace di trasmettere il dolore, la sofferenza, il senso di ingiustizia e di impotenza che si respirava in quei luoghi, senza tuttavia descrivere scene crude o raccapriccianti: per questa ragione, il libro funziona bene per i bambini (e anche per gli adulti), perché è in grado di dipingere efficacemente la Shoah con la giusta dose di realismo e poesia, senza mai sconfinare nell’orrore angoscioso.

Le illustrazioni di Cinzia Ghigliano sposano perfettamente lo stile della Lavatelli e rappresentano in modo impeccabile le atmosfere grigie, drammatiche e surreali della storia. Colori pallidi, smorti, spenti; visi slavati, stravolti, smagriti; figure e scenari indefiniti che ricordano fantasmi. Lo stile della Ghigliano, già normalmente molto particolare e riconoscibile, qui trova il suo terreno più fertile per dar vita a tavole quasi fotografiche, che ricordano le vecchie immagini sbiadite che possiamo osservare in un museo di guerra o in un memoriale.

Impossibile non apprezzare la scelta di far parlare il violino in prima persona, di utilizzarlo come narratore della vicenda; un modo per stemperare (in minima parte) il dramma a cui assistiamo, per farci entrare subito in sintonia con la vera protagonista della storia, Eva Maria, senza però mai accedere direttamente alle sue emozioni più intime, alle sue paure più nascoste. Ciò preserva il lettore dalla drammaticità di ciò che prova la ragazza, rendendo questo libro accessibile anche ai più piccoli. Molto interessanti e originali i titoli dei capitoli, che riprendono i movimenti con cui suonare (adagio, trionfale, sostenuto…).

Infine, una nota di merito va – come sempre, del resto – alla cura redazionale di Interlinea: testo perfetto, senza sbavature né refusi, e confezione di altissima qualità, con carta riciclata e rilegatura cucita.

Didattica: come usare il libro a casa e a scuola

Sicuramente  Il violino di Auschwitz è una lettura imprescindibile da sottoporre ai bambini in preparazione alla Giornata della Memoria o in occasione di moduli di storia dedicati alla Shoah.

Si può poi utilizzare per parlare di musica, in particolare durante laboratori in cui far associare diverse musiche a circostanze e libri specifici. Per esempio, possiamo chiedere ai bambini quale canzone abbinerebbero a una determinata storia e perché, come pure invitarli a dire, secondo loro, a quali occasioni sociali meglio si adatta un determinato tipo di musica.

Il violino di Auschwitz  offre anche l'occasione di introdurre il minimalismo: esortiamo i bambini a raccontarci quale oggetto porterebbero con loro se fossero costretti a sceglierne uno soltanto (magari per andare sulla leggendaria isola deserta) e di motivare la scelta.

Giudizio in due parole

Il violino di Auschwitz è un libro imperdibile, che permette di avvicinare i bambini alla Shoah con tatto e autenticità, senza mai sconfinare nel banale, traumatizzare o diventare stucchevole. Uno spaccato realista ed efficace della Seconda Guerra Mondiale, narrato dalla voce di un testimone storico d'eccezione, indispensabile come lettura per i ragazzi durante le lezioni di storia contemporanea e come spunto didattico da cui partire per le iniziative dedicate al Giorno della Memoria.

Consigliatissimo!

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